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[RB 2.189.2] Nel frattempo si avvicina a Me il monaco Cyprian e dice: “Signore, Tu eccellente Padre degli uomini e degli angeli! L’intermezzo infernale è durato un bel po’. La cosa migliore è che, con la scomparsa di quel reale Satana primordiale ora è scomparsa completamente anche l’incresciosa immagine dal mio petto. I due fratelli Dismas e Thomas, infatti, hanno messo in opera insieme a me pressappoco lo stesso esorcismo come lo straordinario Cado con l’apparente Minerva. Io sono ora, per quanto mi possa scrutare, almeno purificato da tutto quello che era romano. Avarizia, invidia, avidità, sete di potere e prepotenza sono ora lontane da me. Ora sto dinanzi a Te con l’animo libero e leggero e Ti chiedo anche una piccola benedizione. Poiché hai benedetto così abbondantemente il buon fratello Robert, tanto che non sa quasi più come contenersi per la beatitudine, non metterai in conto anche a me come presunzione la mia preghiera!”.

[RB 2.200.14] Appena ci raggiungono presso una casa nella quale Pietro ci aveva prima preceduto per guarire gli ammalati, dice l’esattore: “Miei sublimissimi amici, e particolarmente Tu, Sapiente originario di Nazareth! Il vostro discorso mi ha colpito e destato al punto che poi ho cominciato ad accorgermi di altre cose ancora. Nello stesso tempo mi è passata una sensazione così benefica alla presenza vostra che quasi non potevo trattenermi dal seguirvi subito. Io ho lottato per un po’ contro questa sensazione, adducendo a pretesto il mio dovere di pubblico ufficiale. Ma il mio sentimento mi diceva potentemente: ‘Quale imperatore, quale re! Se Iddio ti chiama, l’imperatore e il re cessano di esistere per l’eternità!’. – E a tale voce del mio sentimento ho voltato subito le spalle alla dogana, ho seguito il mio impulso interiorissimo e ora sono qui con voi, cari amici! Permettetemi di poter rimanere con voi, almeno per un po’, finché io possa ottenere, dalla vostra bontà e sapienza, tanta conoscenza e sapere dove sono e che cosa sono effettivamente qui. Questa è realtà o soltanto un sogno eterno? Vivo ancora sulla Terra? Sempre più ne dubito. Se vi è possibile, accendete una piccola luce nella mia zucca!”.

[RB 2.220.3] Se ora il povero popolo è lasciato a simili asini di ecclesiastici, io domando: quali frutti ci si può attendere da un popolo simile? E vedi, diecimila avvenimenti simili giunsero ai miei orecchi e mi costrinsero a porre per sempre fine a tali incredibili stupidaggini. Grazie a Dio, il Signore ha benedetto i miei sforzi e non me li ha messi in conto come peccati! Il papa prende ora uno schiaffo dopo l’altro dal caro mondo ed ha già perso ogni autorità presso milioni di uomini. A questo io ho posto la prima pietra fondamentale che prima hanno già spianato Lutero, Calvino, Huss e Melanchthon. Io per questo certamente sono stato condannato da Roma all’Inferno più profondo, ma grazie a Dio non ho avuto nessun danno. Poiché vedi: qui vicino a me c’è Cristo stesso, il Signore del Cieli e della Terra! E io credo che chi è vicino a Lui come lo sono io, sarà certo un pochino beato!”.

[RB 2.222.7] Dice l’arcivescovo: “Caro amico Joseph! Tu sai che io sono completamente d’accordo con tutto ciò che tu riconosci come buono, giusto e vero. Soltanto non riesco ancora a concepire il fatto che questo figlio di Abramo, altrimenti così bonario, possa essere Gesù, il divin Maestro di Nazareth, Gesù, il Signore, dovrebbe certo lasciar trapelare qualcosa della Magnificenza del Padre Suo celeste. Ma da Lui appare tanto poco di divino quanto appare poco da qualsiasi altra persona comune!

[RB 2.244.7] Quando però l’ufficiale menzionò il Mio Nome dinanzi alla truppa, al maresciallo si accese una potente luce e disse ad un camerata, anch’egli ebreo che pure aspettava con fervore il Messia: “Senti! Ora mi pare tutto chiaro – ce Lo siamo lasciato scappare. Le profezie concordavano meglio di tutte su Gesù! Ma la stupidaggine: ‘Dalla Galilea non sorge nessun profeta!’ ha accecato milioni di uomini. Il Messia è, secondo Davide, Jehova stesso e non ha bisogno di venire al Suo popolo sotto le spoglie di un profeta. E perciò Egli può scegliere proprio la Galilea per non indurre la stupidità umana a ritenere alla fine che il Signore di tutti i profeti fosse un profeta, poiché Egli proveniva proprio da lì da dove non può mai sorgerne uno. Per dirla in breve, Gesù, nato a Nazareth in Galilea, era l’atteso Messia! Noi ce Lo siamo sempre lasciato scappare, ma adesso noi due non lo perderemo più! Quando ci troveremo dinanzi a Lui, lascia parlare me! Gli esporrò la nostra madornale cecità e dopo proferirò per tutti una lode proprio alla maniera di Davide”.

[RB 2.273.4] Dice il quinto: “Guardate in giù sulla Terra. Proprio là scorgerete un colle. Sulla cima di questo si trova ora il Signore Gesù Jehova Zebaoth in mezzo ad una grande schiera felicissima! Costoro, che sicuramente non sono altro che spiriti angelici, si accalcano verso di Lui come figli verso il Padre loro, ed Egli parla con loro come se Gli fossero tutti semplicemente fratelli e sorelle. Andate lì, accertatevi di questo e poi tornate di nuovo qui! Solo dopo saremo in grado di parlare con voi dell’ulteriore Sapienza divina”.

[RB 2.286.5] È vero che non credevi che Gesù, nato a Betlemme, chiamato da te ‘il Saggio di Nazareth’, fosse stato Dio, il Signore stesso. Tu però amasti tuttavia questo Saggio in modo particolare e vedesti ben la Sua Divinità nel cuore tuo, sebbene la tua ragione non voleva essere d’accordo con lui. E questo amore ti ha serbato il Suo Amore e la Sua Grazia, cha fanno di te un grande principe dei Cieli. Quindi prendi ora corona, scettro e spada, che sono segni di forza, potenza, amore, sapienza e giustizia, e diventa un saggio reggente della tua nuova comunità! Il Signore ti ha benedetto e vuole così!”.

[RB 2.300.8] Nella mia limitatezza avevo immaginato tutto l’Infinità appena più grande di un simile globo involucro. Tu però hai detto che nello spazio infinito tali globi involucri sono innumerevoli! O Signore, questa è la cosa più fantastica di tutto il fantastico. Io penso che con questo cibo appena ingerito, i miei pensieri ne avranno da assimilare in eterno. Qui non si può fare null’altro che dire: ‘Signore Dio Zeboath! Tu sei grande e grandi sono le Opere delle Tue Mani! Perciò Tu sei anche Tutto-in-tutto, e tutto è in Te e da Te. Tu migliore, eterno, santo Padre! Noi, Tuoi figlioletti però, siamo solo grandi nel Tuo Amore, Amore che è la nostra vita. Per noi stessi però siamo le più pure nullità davanti a Te, o Padre santissimo!”.

[GVG 13] Ma si capisce già da sé che qui non può essere questione di una prima nascita come carne dalla carne, bensì solo ed esclusivamente di una seconda nascita, dallo spirito dell’amore per Dio e dalla verità della fede viva nel Nome vivente di Dio, che si chiama Jesus-Jehova-Zebaoth; la quale seconda nascita si chiama anche con una buona definizione “la rinascita dello spirito mediante il Battesimo dai Cieli”.

[GVG 7] A questa preventiva domanda sia detto così: che qui sotto l’espressione “deserto” non è tanto da intendersi il piccolo deserto di Bethabara, situato al di là del Giordano, quanto piuttosto il deserto spirituale nei cuori degli uomini. Il deserto di Bethabara, dove realmente Giovanni viveva, predicava e battezzava, era perciò stato scelto solo perché fosse per l’uomo lo specchio di come egli era nel suo cuore, e cioè altrettanto desolato, vuoto, senza nobili frutti, pieno solo di spine e cardi, di ogni erbaccia e pieno di vipere e altri rettili ributtanti. E in un tale deserto degli uomini compare Giovanni come una coscienza risvegliata, che egli anche rappresenta sotto l’aspetto puramente spirituale, e predica penitenza per il perdono dei peccati, e prepara così al Signore la via ai cuori degli uomini divenuti tutti deserti.

[GVG 20] Il mondo rimane perennemente uguale a se stesso e continua ad essere il deserto di Bethabara, dove Giovanni diede la sua testimonianza. Ma anch’Io rimango perennemente uguale a Me stesso, e in ogni tempo compaio fra gli uomini per reprimere la loro superbia e ravvivare l’umiltà e l’amore veri, sempre così come sono comparso agli Ebrei. Bene è per tutti coloro che Mi riconoscono e Mi accolgono così come Mi ha riconosciuto e accolto Giovanni secondo la sua testimonianza, testimonianza che diede di Me davanti agli occhi e agli orecchi degli orgogliosi sacerdoti e leviti di Gerusalemme a loro grande scandalo!

[GVG 21] Il giorno seguente, mentre questi investigatori si trattenevano ancora a Bethabara dove prendevano informazioni su tutto quello che questo Giovanni faceva e in che cosa consistessero principalmente le sue prediche, egli testimonia ancora una volta su di Me, e cioè nella nota circostanza in cui Io vengo a lui dal deserto e gli richiedo che Mi battezzi con l’acqua del fiume.

[GVG 2] Giovanni fa sapere qui che anche lui Mi vede per la prima volta fisicamente davanti a lui, e che il Mio Spirito in lui gli ha rivelato questo. Gli investigatori naturalmente scrutarono bene quest’Uomo e Lo osservarono durante la breve operazione del battesimo d’acqua. Giovanni inizialmente si rifiutò di farla su di Me, e precisamente con l’importante osservazione: Si conveniva di più che Io battezzassi lui, piuttosto che lui Me; ma su Mio espresso desiderio che così dovesse avvenire, tuttavia cedette e Mi battezzò. Vide però ciò che Io stesso per mezzo del Mio Spirito gli avevo rivelato nel suo spirito, avendolo Io spinto a Bethabara, [e cioè vide] come lo Spirito di Dio, ossia il Mio proprio eterno originario Spirito, scese su di Me nell’apparenza di una nuvoletta luminosa, e cioè nella maniera in cui scende una colomba, e così rimase sopra il Mio Capo. Inoltre egli udì contemporaneamente le note parole:

[GVG 1] Questo versetto è anch’esso il seguito dei precedenti ed ha più senso storico che spirituale. Infatti, da questo momento inizia, in maniera ancora del tutto esteriore e materiale, il racconto della celebre accoglienza degli apostoli; ciò avveniva nella stessa zona dove viveva Giovanni, cioè in Bethabara, miserabile villaggio abitato da poveri pescatori. È per questo che i due discepoli volevano sapere dove dimorassi, chiedendo quale fosse la Mia capanna.

[GVG 3] I due discepoli sapevano che abitavo in quei paraggi già da qualche tempo, perché, senza sapere Chi fossi, Mi avevano visto ormai parecchie volte. Quindi essi non chiesero del Mio luogo natio, ma solo della Mia dimora nel borgo di Bethabara, fatto per lo più di meschine capanne di pescatori, costruite con giunchi ed argilla e che di solito avevano un’altezza appena sufficiente per farvi stare in piedi un uomo.

[GVG 1] La congiunzione e che si trova subito all’inizio di questo cap.2, v.1, indica che i due capitoli sono connessi tra loro. Ciò risulta chiaramente dal fatto che le nozze in questione ebbero luogo presso una famiglia legata da vincoli di amicizia molto stretti con la casa di Giuseppe. Questo avvenne il terzo giorno dopo che lasciai Bethabara con i Miei discepoli, che, fino a quel momento, erano solo quattro. Nel frattempo mi ero intrattenuto insieme ai Miei quattro discepoli un’intera giornata in casa di Giuseppe, che non era più in vita, presso la madre del Mio corpo che, con gli altri Miei fratelli si era data un gran daffare per ospitarci nel modo migliore.

[GVG 6] Come ho già detto, presso tutte le migliori famiglie di Nazaret e dintorni, anzi in quasi tutta la Galilea, Io ero ritenuto il futuro liberatore del Paese dal giogo dei Romani. E sebbene fossero trascorse solo poche lune (mesi) dal momento in cui la Mia azione iniziava nuovamente a giustificare questa credenza, nella cerchia di parenti ed amici rifiorivano dopo un sonno e un abbandono di diciotto anni, molte delle speranze nutrite sul Mio conto. È per questa fama che, insieme ai Miei discepoli, a Maria Mia Madre e a molti altri parenti e conoscenti, venni invitato alle nozze che si celebravano presso una ragguardevole famiglia di Cana, vecchia e piccola città della Galilea, nelle vicinanze di Nazaret. Durante la festa, trascorsa con gioia, i quattro discepoli di Bethabara si rivolsero a Me con questa osservazione:

[GVG 7] «Signore! Qui si vive molto meglio che in Bethabara! Con ogni probabilità crediamo che anche il povero Giovanni sarebbe lieto di potere, una volta in vita sua, prendere parte ad un simile banchetto, rinunciando ai suoi pasti disgustosi di locuste cotte e di miele selvatico!». (Esistono da queste parti, come pure in Arabia, delle locuste grosse come un piccione, che si cucinano e si mangiano come fate voi con i gamberi).

[GVG 9] Andrea, dov’è il discepolo che insieme a te venne per primo da Me? Ci sta seguendo o rimarrà in Bethabara?». Andrea risponde: «Eccolo appunto venire; egli aveva ancora qualcosa da sbrigare». Io dissi: «Va bene così, poiché dove c’è un Cefa deve pure esserci un Tommaso!». Al che Andrea risponde: «Sì, questo è il suo nome! Egli è un’anima onesta, ma sempre piena di scrupoli e di dubbi, però quando intraprende un’opera che gli sta a cuore, non se la lascia sfuggire. Inoltre ha un cuore generosissimo e ricevette questo nomignolo proprio per questo. Eccolo Signore, posso chiamare questo fratello gemello?». Dico Io: «Sì, fallo pure! Infatti alle nozze deve essere invitato chiunque viene nel Mio Nome!»

[GVG 14] A chi potrà sfuggire l’evidentissima rispondenza tra queste nozze, tre giorni dopo il Mio ritorno dal deserto di Bethabara, e la Mia risurrezione, tre giorni dopo la Mia crocifissione?

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