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La Terra

Veri e falsi profeti 22 aprile 1847

[71.14] Se però c’è un nemico veramente maligno presso il quale ogni azione del perdono è restata vana, allora gli venga detto: “Il Signore ti renda secondo le tue opere”, e in ciò consiste la ritenzione del peccato.

[71.15] Si domanda ora: “Corrisponde questa autorizzazione ad un incarico da giudice?”. Oh, per niente! Questa non è che una autorizzazione piena a praticare il supremo amor del prossimo ovvero un amore che equivale all’Amor Mio divino, ma in eterno non è una delega ad agire da giudice, ufficio questo che Io stesso ebbi ad allontanare da Me, e perciò appunto posso tanto meno averlo affidato ad un uomo.

[71.16] Questi supremi pieni poteri d’amore Io li ho conferiti agli uomini dal Mio supremo Amore, appunto affinché gli uomini potessero con tanta maggiore facilità diventare tra di loro dei veri fratelli nel Nome Mio, poiché fra gli ebrei nessuno all’infuori del sommo sacerdote poteva fare espiazione per un peccato commesso da un uomo contro di un altro, e ciò soltanto in certi periodi nonché attraverso determinati sacrifici. Due uomini che avessero peccato l’uno contro l’altro restavano nemici finché il sacerdote e il sacrificio li avessero riconciliati.

[71.17] Questa era certamente piuttosto una falsa comprensione della legge che non la legge stessa, ma pure, quanto scabrosa ed incresciosa non doveva essere questa circostanza fra gente che non di rado dimorava lontano molti giorni di viaggio da Gerusalemme! E perciò, a combattere energicamente questo antico mal uso fatto dalla legge e per alleggerire più che era possibile gli uomini dal loro fardello, Io ho così conferito a ciascun uomo il supremo potere divino d’amore di perdonare di tutto cuore i propri offensori, decretando altresì che tale perdono debba essere valido per tutti i Cieli.

[71.18] Chi è mai che potrebbe interpretare tutto ciò come una autorizzazione ad ergersi a giudice del prossimo? Ma se Io avessi fatto qualcosa di simile, non Mi sarei contraddetto Io stesso condannando da un lato ogni funzione giudicatrice e dall’altro comandandola quale una condizione imprescindibile per diventare beati? Tale cosa la si potrebbe a mala pena aspettare dalla stoltezza di un uomo, quanto meno poi dalla suprema Sapienza di Dio!

[71.19] Quando Io dissi: «Eccovi lo Spirito Santo», questo voleva dire e vuol dire oggi e sempre ancora: “Eccovi la forza suprema dell’Amor Mio divino; quello che scioglierete sulla Terra, sarà veramente sciolto, senza ulteriore bisogno di sacrifici o di sommi sacerdoti, e quello che legate al vostro cuore, e quello che legate nel mondo, tutto ciò sarà legato anche in Cielo”.

[71.20] Con le parole ‘sciogliere’ e ‘legare’ neppure qui sono da intendersi il perdono e la ritenzione del peccato, bensì ‘sciogliere’ corrisponde a ‘rendere libero’, e legare’ ad ‘accogliere’.

[71.21] Se per esempio qualcuno è in debito verso di Me per qualcosa, come un uomo verso un altro uomo, allora l’uomo può liberare l’uomo dal debito. O se si tratta di un pagano, un cristiano può, qualora l’altro riconosca Cristo, renderlo perfettamente libero e può immediatamente accoglierlo nella comunità, ossia legarlo od avvincerlo nel cuore con l’Onnipotenza dell’Amore divino. Ogni vero e fedele cristiano, che crede in Me, Mi ama ed è battezzato nel Mio Nome, ha il pieno diritto di farlo senza rivolgersi al sommo sacerdote, che era l’unico al quale spettava un tempo di accogliere nel giudaismo, mediante la circoncisione, gente forestiera pagana.

[71.22] Tale autorizzazione assoluta è stata concessa, come già in precedenza indicato, affinché all’uomo venisse, per quanto possibile, facilitata la vita, perché egli potesse in qualsiasi luogo purificare la propria coscienza e condurre una vita di letizia e di pace.

[71.23] Ora, chi potrebbe immaginarsi una costituzione giudiziaria più gravosa e molesta di quanto lo sia stata quella degli ebrei d’una volta? Ma laddove un tale ufficio c’è ancora, esiste contro ogni Mio ordinamento e chi vi partecipa, quegli giudica se stesso se crede di liberarsi dei propri peccati facendosi volontariamente giudicare. Una simile istituzione giudiziaria diventa per lui una vera cassa di risparmio dei peccati, poiché come mai può una terza persona condonare il debito che una seconda persona ha contratto con una prima? La prima persona potrà sì condonare il debito alla seconda, ma la terza mai in eterno. Una terza persona, però, se la prima e la seconda, ovvero il creditore e il debitore, sono di corto intelletto, può assumersi la parte di conciliatore amichevole e, per mezzo di buoni consigli e parole persuasive, può metterli d’accordo, ma di un perdono dei peccati non si può mai parlare, a meno che il creditore dal profondo del suo cuore non l’abbia autorizzato.

[71.24] Quando però Giacomo in forza dello Spirito Mio raccomanda un reciproco riconoscimento dei peccati, con ciò non è da intendersi affatto una confessione, bensì soltanto una comunicazione reciproca e confidenziale dei propri difetti e delle proprie debolezze allo scopo di ottenere da parte dell’amico e fratello più forte un qualche mezzo per combatterle in spirito e verità. Ecco come stanno le cose, ma per fare questo nessuno ha bisogno di una consacrazione sacerdotale né esorcistica, e l’apostolato stesso non è che una mansione d’istruzione fraterna e mai una pomposa cerimonia ebrea, latina o pagana con grande sfoggio di oro, argento e pietre preziose.

[71.25] Allorquando Giacomo ebbe a consigliare alle comunità una reciproca confessione dei difetti e delle debolezze, non ha voluto dire affatto che i maestri delle comunità dovessero mostrarsi con gran pompa e sfarzo, ma egli tendeva con ciò a raggiungere oltre allo scopo curativo anche quello della reciproca umiltà, per cui un fratello non deve mettersi davanti per emergere tra gli altri come facevano i farisei nel tempio, ma invece deve cercare di eguagliare l’umile pubblicano.

[71.26] Qui dunque, come già detto, non si tratta affatto di confessione, però d’altro canto è un dovere per chiunque e non solo per gli apostoli assumersi, qualora si renda necessario, la parte dell’ingiusto fattore, la quale dovrebbe fra l’altro principalmente esplicarsi quando delle persone molto deboli di mente avessero peccato contro i loro fratelli, e questi poi fossero morti, sia nel corpo, sia nello spirito; date queste circostanze non si deve più pensare ad una remissione del debito da parte di questi verso i loro offensori deboli di mente; allora si che può un terzo presentarsi ai deboli e ridurre al minimo il loro presunto grave debito. Allora questo terzo farà certo verso di loro un’operazione di vera misericordia cristiana, particolarmente se prima egli si rivolgerà a Me; ma in qualsiasi altro caso un terzo non deve immischiarsi mai fra due fratelli assumendo l’incarico di remissore di peccati. Se egli farà così, tutti i peccati dei due verranno a gravare sul capo suo, perché egli avrà voluto giudicarli e non spronarli al ravvedimento.

[71.27] Così va compreso nelle sue linee fondamentali e facili quello che è conosciuto come il comandamento della remissione dei peccati. La prossima volta tratteremo ancora parecchie cose in relazione al falso profetismo.

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