Help

jakob-lorber.cc

La mosca

PRINCIPIO ED ESSENZA DELLA LUCE

[9.7] Siccome la maggior parte delle opinioni più disparate, oppure delle ipotesi in generale, sorgono laddove la miope ragione umana può meno che altrove penetrare nella chiara sfera della realtà, appunto là vengono sviluppate le teorie più svariate, delle quali l'ultima arrivata ottiene sempre il sopravvento come succede nella moda francese del vestire.

[9.8] Ma quale è la cosa, nei riguardi della quale in questa colta epoca esistono nell'insieme quasi altrettante teorie quanti sono gli scienziati stessi?

[9.9] Vedete, questa è la luce!

[9.10] Per conseguenza dobbiamo dare ora qualche attenta occhiata alla luce stessa, e questo sarà il riparo che ci è necessario; e soltanto dopo passeremo alla nostra mosca!

[9.11] Adesso dunque poniamo la questione principale: "Che cosa è la luce in sé e per se stessa, e come si propaga?".

[9.12] Per dimostrare ciò, non sarà per nulla necessario citare una qualsiasi teoria erronea esistente, ma noi invece esponiamo la nostra spiegazione, e questa serva tanto a voi quanto a qualsiasi altro da pietra di paragone per esperimentare sulla stessa, quale e quanta proporzione di metallo nobile o vile si trovi in tutte le altre teorie menzionate.

[9.13] Che cosa è dunque la luce?

[9.14] Se voi volete comprendere bene ed a fondo che cosa sia la luce quale essa appare nel tempo e nello spazio, non dovete considerarla né una cosa del tutto materiale e neppure del tutto spirituale, bensì materiale e spirituale assieme e si presenta come una polarità costituita in modo, che la parte spirituale rappresenta il polo positivo, e la materiale quello negativo.

[9.15] Questa polarità non è da intendersi però costituita come un rapporto intercedente fra le due parti, come fra anteriore e posteriore, bensì come fra interiore ed esteriore, in modo che l'interiore rappresenta il polo positivo e l'esteriore quello negativo.

[9.16] Ma in qual modo avviene affinché queste due polarità si manifestino come luce?

[9.17] Vedete, questa difficoltà sarà ben presto superata! Se voi prendete una cosiddetta pietra focaia e la sfregate con un ferro temperato, vedrete ben presto sfuggire una quantità di scintille da quei punti dove il ferro temperato è passato sulla pietra. Queste scintille sono luce; ma da dove hanno esse attinto la luminosità, dalla pietra oppure dal ferro? Oppure contemporaneamente da entrambi?

[9.18] Qui non è necessario scendere in particolari per poter asserire che durante un simile atto, le scintille sono originate puramente dal ferro, dal quale per l'azione della pietra dura, si staccano delle parti estremamente piccole, le quali si accendono per la ragione che le particelle d'aria, rinchiuse nei pori del ferro, non potendo sfuggire alla pressione esercitata con lo sfregamento, si accendono, provocando il passaggio delle particelle di ferro staccatesi allo stato d'incandescenza.

[9.19] Ora noi dunque sappiamo anche questo; ma come si accende poi l'aria in tal modo schiacciata, e che cosa è la luminosità che si manifesta all'atto dell'accensione dell'aria?

[9.20] Però, questa cosa è impossibile spiegarla altrimenti, se non così come vi è stato tante volte ripetuto, e cioè che l'aria non è altro che il corpo materiale degli spiriti (intellettivi) contenuti in essa. Certo, la cosa suonerebbe meglio agli orecchi dei fisici se Io avessi sostituito la parola "spiriti" con quella di "forze libere, sciolte"; ma, siccome noi vogliamo andare a fondo della cosa, preferiamo prendere invece della proprietà, l'ente che ha questa proprietà in sé, il quale nel nostro caso è lo spirito stesso, ovvero, non avendo noi qui da fare soltanto con uno bensì con moltissimi spiriti, diremo dunque "gli spiriti stessi".

[9.21] Ed ora che abbiamo stabilito ciò, noi possiamo inoltrarci sicuri e senza paura di errare sul retto sentiero. Udite dunque: "Poiché lo spirito è una forza polare positiva, esso tende costantemente alla libertà più assoluta ed illimitata, e nel suo stato di prigionia rimane tranquillo sino a tanto che da parte della polarità negativa che lo circonda, e per dire in forma più comprensibile da parte del suo involucro, non gli deriva un qualche insolito turbamento o pregiudizio. Ma, non appena lo spirito subisce dall'esterno una pressione od urto qualsiasi, esso si sveglia subito nella sua abituale sfera ristretta e manifesta la sua esistenza con il suo movimento d'estensione, e tale manifestazione si traduce sempre nel fenomeno a voi ben noto della luminosità".

[9.22] Ecco che sino a questo punto ci siamo abbastanza inoltrati, ma nonostante ciò ognuno potrà aggiungere: "Tutto questo sarà giusto e vero, ma che cosa sia veramente questa luminosità presa in sé e per se stessa, noi non lo sappiamo ancora!".

[9.23] Ma Io vi rispondo: "Ancora un po' di pazienza, perché a voi tutti è noto che una quercia vetusta e grossa non può venir abbattuta con un colpo solo.

[9.24] Così giungeremo pure a conoscere un po' alla volta anche la natura della luminosità".

[9.25] Che cos'è dunque questo chiarore in sé e per se stesso?

[9.26] Un esempio vi renderà la cosa palpabile. Cosa osservate voi in un uomo, il cui cuore sia ancor pieno d'orgoglio, quando riceve da parte di qualcuno un colpo ben forte ed umiliante? Non si accenderà egli immediatamente d'ira furiosa, cosicché tutto il suo corpo sarà invaso da un fremito di rabbia, i suoi occhi si accenderanno come se avessero delle fucine dentro di sé, e gli si rizzeranno i capelli in tutte le direzioni? E, se egli si trova in compagnia di altri che abbiano lo stesso carattere, non si assoceranno anch'essi alla sua ira, mettiamo pure non in un grado così intenso ma tuttavia più o meno a seconda del maggiore o minore grado di affinità con Lui?

[9.27] Io sono dell'opinione che questo fenomeno non abbisogni di nessuna ulteriore spiegazione; basta che poniate attenzione ad un esercito sul punto di dar battaglia, e non sarà possibile che vi sfugga come questa irradiazione di collera ovvero questo "furore febbrile" invada i combattenti a migliaia e migliaia, e li trascini con sé nella mischia sanguinosa.

[9.28] Ora, per poco intimamente che voi consideriate questo fatto, deve esser per voi ben risolta la questione della luminosità, in sé e per se stessa; poiché lo spirito polare-positivo racchiuso nella polarità negativa è trascinato anche esso all'ira in seguito ad un urto, ira che equivale in lui alla risvegliatasi consapevolezza della propria prigionia. Questa consapevolezza suscita poi in lui anche la grande bramosia di espandersi, ovvero di rendersi libero.

[9.29] Ma, siccome la polarità sua esteriore negativa che lo circonda è costituita in modo che essa si può bensì dilatare sino ad un certo grado, ma d'altro canto è tuttavia indistruttibile o meglio ancora non è lacerabile, lo spirito che aspira a divenire libero si estende in essa tanto quanto gli è possibile; considerando però che, malgrado tutto ciò, non può svincolarsi, esso si contrae di nuovo celermente, e ripete poi i suoi tentativi con forza rinnovata, nell'erronea supposizione di poter spezzare il proprio involucro. Ora, quest'atto più di uno spirito è in grado di replicarlo molte migliaia di volte in un secondo; - questo atto viene denominato il "furore", ed è accompagnato dall'ira sempre crescente.

[9.30] Ma qual è la conseguenza visibile di quest'atto, il quale in e per se stesso può venir chiamato veramente un "furore febbrile"?

[9.31] Null'altro che gli altri spiriti ancora tranquilli, trovantisi vicini ad un tale spirito preso dall'ira, vengono a percepire questo stato febbrile, e che per mezzo della loro polarità esteriore, si accendono della stessa febbre, la quale propagazione di questo stato co-febbrile può naturalmente avvenire in modo tanto più celere, in quanto che gl'involucri polari-negativi degli spiriti, dei quali veramente è composta l'aria, si trovano in stretto contatto l'uno con l'altro.

[9.32] Ed ora noi abbiamo propriamente tutto quel che ci occorre, perché appunto questo parossismo febbrile di un tale spirito viene percepito tanto dall'occhio degli animali, quanto, anzi di preferenza, da quello dell'uomo, e questa percezione è veramente quello che voi chiamate "luminosità"; giacché l'occhio è formato così, da poter percepire queste oscillazioni, per quanto leggere siano, e ciò per la ragione che ciascun occhio è pure, più o meno in e per se stesso, per metà spirituale e per metà materiale; ha quindi, con quello che vien chiamato "luce", una polarità perfettamente uguale, e può anche raccogliere e percepire tutto ciò che gli è affine.

[9.33] Quando, dunque, una simile polarità si accende in sé nel modo sopra detto, ha sempre luogo contemporaneamente anche il fenomeno della luminosità. La luminosità poi in sé e per se stessa non è altro, a sua volta, che la conseguenza del coinvolgimento nello stato febbrile di quelle polarità spirituali che si trovano vicine a una simile polarità spirituale accesasi in se stessa; il quale coinvolgimento o propagazione si manifesta a distanze minori o maggiori, a seconda del grado di grandezza e di violenza della polarità spirituale che si è così accesa, e che suscita nelle altre polarità uno stato febbrile, se anche non troppo violento, pure per lo meno sempre percettibile. Naturalmente questa commozione febbrile diventa sempre più debole quanto più lontane si trovano (per quanto concerne lo spazio) le altre polarità spirituali da quella tale polarità principale, che si è accesa in se stessa.

[9.34] Ora però voi direte: "Ci è ormai chiaro quello che riguarda la luminosità, ma non lo è altrettanto il perché noi scorgiamo gli oggetti illuminati secondo la loro forma, e neppure non lo è la natura e costituzione delle diverse luci, specialmente della luce solare".

[9.35] Ma qui Io vi dirò soltanto che, per arrivare anche a questo, non vi sarà bisogno di fatiche speciali, poiché in questo riguardo abbiamo già superato di gran lunga la maggiore difficoltà.

[9.36] Per quanto, dunque, concerne il modo di vedere gli oggetti, ciò non è altro in sé e per se stesso che il risultato di un impedimento alla propagazione a noi già nota, causato dalla forma materiale compatta di un oggetto, e perfettamente corrispondente alla forma stessa, oppure, altrimenti, si può definire tale maniera di vedere un qualunque oggetto, come l'effetto di una doppia retrocessione dei raggi dall'oggetto stesso, dal quale essi ricevono una spinta replicata, ovvero, se per voi è più comprensibile, un contraccolpo.

[9.37] Riguardo poi alla luce del Sole, la sua luminosità è d'ugual genere come quella della scintilla a noi ben conosciuta. La differenza sta solamente in ciò, che la luce bianca del Sole deriva da una vibrazione d'amore, quasi nello stesso modo come la luce rossastra della combustione, che voi conoscete, deriva da una vibrazione d'ira; e, siccome la luce del Sole ha la sua origine in un palpito d'amore, così anche la sua propagazione differisce da quella della luce che è causata da un fremito d'ira.

[9.38] In che cosa consiste questa diversità, ed in qual modo noi potremo per conseguenza giungere alla nostra vittoria con riflesso al nostro animaletto tutto ciò vi sarà chiarito ben presto.

[9.39] E così facciamo nuovamente punto per quest'oggi.

Desktop Contatti