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Il Governo della famiglia di Dio

Sul potere di Satana e sull’Onnipotenza di Dio

Enoch e la sua predica del Sabato 4-9 febbraio 1842

[2.25.1] Dopo che Abedam ebbe finito la SuA predica, Enoch procedette ad un interiore esame di sé, e vi trovò confermato quello che l’Alto Abedam gli aveva testimoniato.

[2.25.2] Ma il suo pensiero si soffermò con insistenza sulla mosca pronta a deporre le uova e sulla mela sana, e finì con l’interrogare così Abedam:

[2.25.3] «O Padre santo ed amorosissimo, è lecito dunque a Satana accostarsi anche al Tuo Santuario così come fa la maligna mosca rispetto alla mela sana?

[2.25.4] Vedi, in verità questa cosa mi sembra strano apprenderla nel Regno della Vita e nel Regno della Luce. Che cosa mai ha a che fare qui lo spirito di tutte le tenebre?»

[2.25.5] E Abedam gli obiettò: «O Enoch, cosa ti importa se il Mio amore e la Mia misericordia sono più grandi di quanto tu, in eterno, potrai mai afferrare e comprendere?

[2.25.6] Se però il Mio amore e la Mia misericordia vogliono giungere addirittura fino allo spirito infinitamente tenebroso, come puoi fare una simile domanda, come se tu, nella Mia massima vicinanza, potessi rimetterci qualcosa?

[2.25.7] Vedi, il Sole del mondo è un gran luminare dispensatore di luce ed elargisce i suoi raggi, e precisamente, la maggior parte di essi agli spazi dell’universo infinitamente lontani! È forse lecito alla madre Terra e ai suoi vicini trovare da ridire sul fatto che la loro madre luminosa distribuisce con così tanta prodigalità i suoi raggi? E se anche lo potessero fare, la loro madre luminosa non sarebbe autorizzata a rispondere subito loro con quest’altra domanda:

[2.25.8] “Figli, perché vi affannate per questo motivo? Ve ne deriva forse un danno? Ciascuno di voi non riceve forse, luce e calore, in giusta, anzi in esuberante misura?”

[2.25.9] Vedi, l’identico aspetto hanno le cose anche presso di Me! Dunque non affannarti a causa delle Mie vie grandi ed imperscrutabili, bensì rimani privo di preoccupazioni sulla piccola via del Mio amore per voi, e tralascia ogni discussione sui grandi regni delle tenebre. Facendo in questo modo, tu puoi avere l’assicurazione che il principe della morte ancora molto potente, ben poco avrà a che fare e ben poco da giudicare con te e con tutti i fratelli del tuo amore!

[2.25.10] Io certamente posso dirti che a te non sarebbero sufficienti delle eternità per scrutare tutta la grandezza della sua potenza e della sua forza, ma ciononostante egli è uno spirito creato e quindi finito, e dove tutta la sua potenza cessa per l’eternità, proprio là comincia la Mia infinita Potenza.

[2.25.11] Non darti dunque alcun affanno, perché, quando sei nelle Mie mani, il tuo più lieve alito è più potente di tutta la potenza, la forza e l’autorità di Satana!

[2.25.12] Egli è simile a un leone affamato e ruggente a cui manca il nutrimento. Guai all’animale che si imbatte in lui, o la cui presenza in qualche luogo viene percepita dal suo olfatto acutissimo; Io ti dico che anche un mastodonte se la caverebbe male ingaggiando una lotta con lui!

[2.25.13] Ma per quanto anche il leone ruggisca furioso per la fame, tuttavia non fa affatto attenzione alle mosche che spesso gli ronzano ben numerose intorno agli orecchi!

[2.25.14] Vedi, qui si cela la grande potenza della piccolezza umilissima: una mosca spesso dà fastidio ad un intero branco di leoni, mentre appunto di questo stesso branco di leoni la mosca ben poco si preoccupa.

[2.25.15] Ma tu già da lungo tempo sei diventato una mosca dell’umiltà; perciò non badare al leone ruggente che per te è innocuo, e disponiti invece ad accudire senza alcuna preoccupazione alla tua pia opera! Amen!»

[2.25.16] Ed Enoch allora ringraziò con il massimo fervore l’Alto Abedam per tale grande liberazione e rinvigorimento nel proprio cuore, e rettamente così parlò: «Amen! Che la Tua santa Volontà sia fatta!

[2.25.17] Ascoltate dunque, o voi tutti, padri, fratelli e figli che avete già un orecchio aperto:

[2.25.18] Noi ci troviamo qui, nel mezzo del giorno del Signore, radunati alla presenza suprema dell’altissimo, santissimo e amorosissimo Padre, il quale è Dio, Dio il potente, il forte, l’onnipotente Creatore del Cielo e della Terra.

[2.25.19] Che cosa dobbiamo fare, almeno in rapporto alla nostra limitatezza, per renderci il più possibile degni di questa Grazia infinita della quale tutta la Terra è indegna?

[2.25.20] Vedete, quando tra di noi ci rendiamo reciprocamente un servizio, colui che ha ricevuto il favore può restituirlo a colui che glielo ha già reso.

[2.25.21] Se qualcuno mi ha guidato per la distanza di cento passi, io lo guido in compenso duecento passi più avanti – cento passi per avermi accompagnato e cento passi per avermi guidato – e siamo pari, e nessuno è debitore al fratello per un servizio ricevuto di più di tre volte il servizio stesso. Se egli vuole rendere di più, ciò sta nel suo libero buon volere; però in questo caso il fratello diventa a sua volta debitore verso di lui.

[2.25.22] A chi mi dà un pezzo di pane, a costui io restituisco tre pezzi: un pezzo per il pezzo in se stesso, un pezzo per la sua buona volontà, ed un pezzo per la fatica della sua mano. Dite un po’, se può richiedere di più da me.

[2.25.23] Sì, certo, come ho già detto, è una cosa facile contraccambiare anche mille volte – se non si trattasse che di questo – e non soltanto due o tre volte il servizio o il beneficio resoci dal fratello. Perfino se qualcuno mi avesse salvato la vita, per esempio, avendomi prontamente strappato via da una parete di roccia che avesse già cominciato a staccarsi, e che altrimenti già nel successivo istante sarebbe crollata sopra il mio capo uccidendomi e schiacciandomi sotto l’enorme peso delle macerie, ebbene, anche in questo caso io potrei dare la mia vita per lui e potrei portarlo in palma di mano per tutto il resto della mia vita!

[2.25.24] Ma noi, invece, che cosa possiamo fare qui? Che cosa possiamo fare o che cosa possiamo dare in cambio al Padre nostro, al nostro Creatore, a Lui, il santo Donatore di ogni dono buono? A Lui, il Quale per primo ha dato noi a noi stessi, che ci ha dato, come in nostra proprietà per questo tempo, la grande e magnifica Terra, e il Sole, questo splendido e benefico dispensatore di luce, e le stelle, questi innumerevoli astri della notte, e così pure la Luna! E chi mai potrebbe contare tutti i tesori che Egli ci ha dato?

[2.25.25] Ma oltre a tutto ciò Egli stesso è ora venuto a noi per arricchire per sempre ciascuno di noi con i tesori ancora più infiniti della vita eterna!

[2.25.26] È venuto a noi per arricchirci mediante il Suo amore, la Sua misericordia e la Sua grazia, per arricchirci con la Sua Parola vivente, e più ancora per farci ricchi delle Sue inesprimibili promesse!

[2.25.27] Oh, udite! Udite voi tutti, padri, fratelli e figli! Che cosa possiamo fare noi in cambio per questo Benefattore? Che cosa possiamo darGli che noi prima non avessimo già ricevuto da Lui in numero infinito?

[2.25.28] O padri, o fratelli e figli, questa è davvero una delle domande più grandi e più importanti; certo, questa è una domanda il cui senso richiede una risposta tanto infinitamente estesa che, senza alcun dubbio, tutta l’eternità dovrebbe essere troppo breve per poter rispondere anche ad una sola minima parte di questa domanda di tutte le domande!”

[2.25.29] Se qualcuno chiedesse: “A quanti granelli di sabbia corrisponde la grandezza della Terra, e a quante goccioline di rugiada corrisponde il contenuto di tutto il mare che è quasi sconfinato, ed infine: quante stelle o soli brillano in tutto lo spazio infinito?”, vedete, a queste domande, per quanto anche infinitamente grandi possono sembrare, potrebbe probabilmente essere già data la risposta, forse sufficientemente, da parte di un Cherubino sia pure soltanto relativamente dotato di acutezza e profondità di pensiero! Certo, egli potrebbe con tutta probabilità contare dinanzi a noi i granelli di sabbia della Terra in maniera tale che noi ne rimarremmo sbigottiti, e sarebbe capace di mostrarci il numero delle gocce del mare in modo che noi tutti ben presto saremmo indotti ad esclamare: “O Cherubino, esoneraci da questa tua grande risposta, perché ne abbiamo più che a sufficienza già di una sola gocciolina!”

[2.25.30] E così pure egli, con ogni probabilità, non mancherebbe di renderci noto il numero delle stelle in un modo che l’intera Terra comincerebbe a tremare come se il nostro santissimo Abedam – per quanto a bassa voce – volesse annunciare: “Ascolta, o infedele [Terra]! Domani Io ti laverò nel fuoco della Mia ira!”

[2.25.31] O padri, fratelli e figli, queste risposte sarebbero certamente grandi, anzi così grandi da non poterle sopportare. Però non sarebbe impossibile dare tali risposte, anche se non possono essere di alcun profitto per noi, poveri vermi nella polvere!

[2.25.32] Ma dite e giudicate voi, invece, quale fra i sommi e più sapienti arcangeli primordiali potrebbe azzardarsi a formulare la risposta valida – e che al cospetto di Dio sia anche valida – alla domanda capitale e suprema che ho menzionato prima.

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