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Il Governo della famiglia di Dio

[1.13.17] E ora lascia il tuo altare delle offerte e poniti alla mia sinistra, affinché la destra punitrice rimanga libera per i trasgressori, e seguimi nella dimora del peccato! E quando io avrò svegliato dal delirio della fornicazione i peccatori addormentati, i quali colti da grande timore fuggiranno davanti alla spada della Giustizia, seguili come compagno di fuga, e porta, per i genitori del tuo corpo, una piccola parte del regalo perduto, e dalla poi a loro per rinvigorirli quando, in un paese lontano da qui che si chiama “Ehuehil” ovvero “Paese del rifugio”, essi cadranno a terra piangendo, spossati ed esausti. E anche in questo paese erigi un altare per le offerte simile a questo qui, che continuerà ad ardere anche sotto le acque che un giorno verranno su tutta la Terra, e diventerà una montagna, inaccessibile ad ogni piede mortale fino al grande Tempo dei tempi. Allora essa piegherà il capo alla bassa terra che si chiamerà “Bethlehem” (Betlemme) ovvero “la piccola città del grande Re”, la quale un giorno diventerà la più grande sulla Terra. La sua Luce infatti brillerà più che la luce degli spiriti di tutti i soli spirituali. E su questo nuovo altare tu devi portare offerte di ringraziamento al Signore, da tutti i regni (naturali) della Terra in questo paese della fuga, perché esse possano diventare commestibili per i peccatori, e rinvigoriscano i pentiti, e consolino i dolenti!»

[1.13.18] E quando l’angelo ebbe terminato il suo discorso ad Abele, essi si alzarono e andarono con grave passo alla dimora di Adamo – il cui aspetto era simile al tempio di Salomone – la quale, conforme alla sua potenza e forza, consisteva in alti cedri cresciuti liberamente dalla terra, uno strettamente vicino all’altro in forma circolare e molto allargata. Essa non era lontana dalla grotta del pentimento e dal cespuglio di spine del cordoglio, e aveva due entrate, una stretta verso il Mattino (l’Oriente), e una larga verso la Sera (l’Occidente).

[1.13.19] E vedi, era circa la metà della notte – e non poteva essere prima a motivo del giorno del Signore – quando l’angelo del Signore si affacciò con Abele alla soglia verso il Mattino.

[1.13.20] Quando Abele mise piede sulla soglia, cominciò a piangere per la grande sventura che doveva colpire e che avrebbe colpito adesso i suoi.

[1.13.21] Allora l’angelo disse a lui in tono dolce: «Non piangere, Abele, tu figlio della Grazia, colmo di benedizione, e fa’ ciò che ti ho comandato dall’eterno Amore che parla attraverso la mia bocca, e non ti spaventare per le parole tonanti che seguiranno su questi peccatori addormentati!»

[1.13.22] E Abele fece come l’angelo gli aveva comandato; e quando egli fu del tutto vicino ai suoi, l’angelo tuonò in modo terribilmente serio, parole di spavento e di grande paura sui peccatori ora destati, ed esclamò con grande forza e vigore:

[1.13.23] «Adamo, alzati, rammentati della tua colpa e fuggi da qui, poiché non ti è più possibile restare ulteriormente in questo luogo! Poiché tu hai perduto il Paradiso per te e per tutti i tuoi discendenti fino al grande Tempo dei tempi, e una gran parte dei regali, per tua colpa, poiché ti sei dimenticato del giorno del Signore e ti sei ubriacato col succo di una pianta che era un capolavoro del serpente, escogitato per catturare la tua libertà, per avvinghiare i tuoi piedi e per turbare i tuoi sensi, per dimenticare Dio e farti addormentare nel rozzo peccato.

[1.13.24] Fuggi dunque dove vuoi, lontano dal Volto dell’Amore! E ovunque fuggirai, incontrerai la giusta ira di Dio in pienezza, ma la parte dell’Amore ti sarà misurata con parsimonia!»

[1.13.25] E vedi, allora Adamo si alzò da terra con Eva e con tutti gli altri che avevano dormito a causa della bevanda dello stordimento dalla pianta del serpente, e con ciò tutti quanti avevano perduto il Paradiso e gran parte dei regali, eccetto Abele che era rimasto sobrio, poiché non aveva bevuto della bevanda dello stordimento e rimase memore del giorno del Signore. (nota bene: Così anche voi, quali veri figli di un Padre così santo e buono come sono Io, dovete essere costantemente memori del santo riposo del settimo giorno quale vero giorno del Signore, che sono Io, e alla domenica dovete fare quello che vi è comandato).

[1.13.26] E quando Adamo scorse l’angelo, si spaventò oltre misura, insieme ai suoi familiari, così che non poté dire nemmeno una parola per scusarsi, ed era come irrigidito per il troppo grande sgomento; solo adesso infatti cominciava ad accorgersi di quello che lui e tutti i suoi avevano fatto al cospetto di Jehova.

[1.13.27] Allora egli si gettò con la faccia a terra davanti all’angelo del Signore, e pianse e implorò pietà a voce altissima; poiché la spada fiammeggiante gli aveva aperto gli occhi, ed egli vide in quella luce raccapricciante della Giustizia punitrice tutto il peso e la dimensione dell’infelicità indicibile, in cui con la sua leggerezza aveva precipitato se stesso e tutti i suoi.

[1.13.28] Ma l’angelo stava ritto con occhi bendati e orecchi turati, come gli aveva comandato l’Amore del Padre, e disse più forte di tutti i tuoni, dalla potenza e dalla forza di Jehova:

[1.13.29] «Nella Giustizia non c’è grazia, e nel Giudizio non c’è libertà; perciò fuggi, spinto dalla Giustizia punitrice, perché i giudizi di Jehova non raggiungano il tuo piede esitante! Poiché il castigo è la paga della Giustizia. Chi lo prende come se lo è meritato, può ancora contare sulla misericordia; ma chi si oppone alla Giustizia e alle sue conseguenze, costui è un traditore della intangibile Santità di Dio, e ricadrà nei giudizi di Dio, dove non vi è più libertà, bensì l’eterna prigione nell’ira della Divinità.

[1.13.30] Perciò fuggi, e piangi e implora laddove i tuoi piedi ti porteranno; e dove essi non ce la faranno più a portarti oltre, là rimani, piangi, implora e prega perché tu non vada in rovina, e anche Eva e tutti gli altri a causa tua!»

[1.13.31] E vedi, allora Adamo si rialzò e volle fuggire secondo il comando di Dio dato per mezzo dell’angelo; ma vedi, egli non riusciva, poiché i suoi piedi erano come paralizzati. E incominciò a tremare in tutto il corpo, poiché lo assillava la grande paura del giudizio di Dio, che l’angelo del Signore gli aveva minacciato.

[1.13.32] Allora Adamo cadde di nuovo con la faccia a terra e pianse e gridò a voce altissima: «Signore, Tu onnipotente, grande Dio, nella Tua grande Gloria di ogni Santità, non chiudere totalmente il Cuore del Tuo sconfinato Amore e della Misericordia a me, un debole davanti a Te, e donami almeno quella sufficiente forza, affinché io indegnissimo sia in grado di fuggire davanti ai Tuoi giudizi, secondo la Tua santissima Volontà, a cui sono soggette tutte le Tue creature, come io lo sono dalla cima dei capelli alla pianta dei piedi. Signore, ascolta la mia supplica!»

[1.13.33] E vedi, allora parlò l’eterno Amore con la bocca dell’angelo – come Io parlo ora con la tua bocca impura – e disse ad Abele:

[1.13.34] «Abele, vedi il padre del tuo corpo; aiutalo a sollevarsi! E vedi sua moglie, Eva, la madre del tuo corpo, languire a terra, aiutala a rialzarsi, affinché entrambi e tutti gli altri vengano per mezzo tuo rinvigoriti per la fuga, e il buon Padre santo gioisca di te, mostrando il tuo amore al debole padre del tuo corpo, così come alla tua fragile madre, e così anche a tutti i tuoi fratelli e sorelle, siano essi benedetti o non benedetti; la tua forza infatti li rinvigorirà, e la pienezza della benedizione in te li ristorerà! E così con la mano dell’amore filiale e con la mano della fedeltà fraterna, conducili pure, con ogni pazienza e amore, fino al posto che Io ti indicherò; ed essi, una volta giunti, cadranno tutti a terra esausti!

[1.13.35] Là rimani, e lascia riposare gli affaticati, e là tu raccogliti davanti a Me, affinché Io ti conceda forze in grande pienezza, per rinvigorire i tuoi genitori secondo la misura della loro necessità e capacità di accoglierle, e per ristorare i tuoi fratelli e sorelle secondo il loro bisogno e secondo la loro capacità di accoglierle. E ora fa’ quello che ti ho ordinato, per amore verso di loro e per ubbidienza verso di Me!»

[1.13.36] E vedi, allora il pio Abele fu pervaso da grande pietoso amore, s’inginocchiò e ringraziò Dio dal più profondo del cuore, sciogliendosi in lacrime, e poi, rinvigorito dall’Alto, afferrò le mani dei deboli genitori e fece per grande amore quello che il Signore gli aveva ordinato.

[1.13.37] E quando Adamo vide suo figlio aiutare lui e anche la madre, nonché tutti gli altri, disse allora commosso: «O tu mio caro figlio, che venisti ad aiutarmi in questa nostra grande pena, ricevi dunque anche tutta la mia benedizione, per ringraziamento e per consolazione del tuo debole padre e della tua debole madre!

[1.13.38] E ringrazia tu il Signore, tu che ancora sei degno dell’Amore del Padre santo, al posto mio e di noi tutti che ci siamo resi indegni di pronunciare il Suo Nome santissimo!

[1.13.39] E così fuggiamo dunque secondo la Volontà del Signore!»

[1.13.40] E vedi, allora l’angelo brandì la spada della Giustizia, ed essi fuggirono tutti quanti a passi veloci, giorni e notti continuamente, senza riposo e senza sosta.

[1.13.41] E così giunsero nel già nominato paese, quando il Sole stava al suo culmine e bruciava intensamente; e non un’erba si poteva vedere sul suolo tutt’intorno, neppure a grande distanza, e neanche un albero, né un cespuglio. E vedi, allora Adamo ed Eva e tutti gli altri si accasciarono a terra spossati e completamente esausti, nella polvere cocente, e chiusero gli occhi, oppressi dalla potenza del sonno che li stordiva, e dormirono come svenuti, incatenati dai lacci della debolezza nella privazione della Grazia.

[1.13.42] E vedi, allora l’angelo del Signore, che finora li aveva seguiti visibilmente, si avvicinò ad Abele che stava ritto in pienissima freschezza di potenza e forza dall’Alto, e disse:

[1.13.43] «Abele, vedi, di tutte le offerte che in ogni purezza del tuo animo hai fatto al Signore della Santità, nessuna fu più grande di questa, e nessuna fu a Lui così gradita! Prendi dunque, secondo la Volontà dall’Alto, questa spada della Giustizia dalla mano del tuo fratello dall’Alto – poiché vedi, così noi siamo figli dell’unico e stesso Padre santo – e gestiscila secondo la potenza della Sapienza e secondo la forza dell’Amore per il maggior bene dei tuoi, e fa divampare in essi l’indebolita forza della vita, e rendi di nuovo ardente l’amore per l’Amore del Padre santo, e attizza la fiamma del giusto timore di Dio nei loro cuori! Io però non ti abbandonerò, ma resterò invisibilmente, e quando tu vuoi anche visibilmente, al tuo fraterno fianco con grande amore, sempre pronto a servirti nella Volontà del Signore.

[1.13.44] Poiché vedi, la consegna della spada significa la tua pienissima libertà come la mia, e così la Volontà del Signore è diventata la tua, e ti ha posto al di sopra di ogni Legge, e ti ha dato in proprietà i Comandamenti, e ora tu sei, come me, un figlio immortale dell’Amore del Padre santo nel puro regno di luce dei liberi spiriti!

[1.13.45] E ora fa’ ai tuoi genitori e ai fratelli del corpo secondo il tuo amore e la tua sapienza!».

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